STRATIFICARE EMOZIONI

Ero alta poco più di un metro quando ho cominciato a prendere gusto nel guardare quell’ enorme e sacro album delle nozze di mamma e papà. Quel vestito bianco di materiale pregiato, lungo, con il velo, tutti elementi che diventavano concreti quando mi improntavo stilista della barbie spettinata, ma sempre sorridente.
Ogni tanto riuscivo a vedere anche la scatola dell’abito nell’ armadio e, se ero stata particolarmente brava (molto raramente), la scatola si apriva come il forziere di tesori.
Da bambini abbiamo il privilegio di capire cose che poi crescendo non siamo più in grado neanche di percepire, ma se torno a quei momenti ricordo che quando sfioravo, anche di nascosto (forse), quei fiorellini riuscivo a percepire la sensazione della festa.
Un abito indossato può essere semplice o elaborato, colorato o tinta unita, corto, lungo, è comunque in grado di cambiare il nostro stato d’animo perché, anche inconsciamente, ci fa rivivere le sensazioni che abbiamo già provato o che ci sono arrivate dai racconti. Con l’avvento dell’usa e getta questa memoria si sta perdendo, per comodità e pigrizia.
Non so se quelle percezioni hanno contribuito nelle scelte della mia vita, ma oggi ogni volta che ci si presenta la possibilità di un restyling dell’abito di una mamma, di una nonna, o di qualcuno che non si separa dall’ abito, perché ha qualcosa da raccontare, ce la mettiamo tutta per far in modo che in quel tessuto o accessorio continui la stratificazione di momenti positivi.
E poi non dimentichiamo che prima i prodotti erano più buoni, esclusivi … e soprattutto unici 

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