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STRATIFICARE EMOZIONI
Ero alta poco più di un metro quando ho cominciato a prendere gusto nel guardare quell’ enorme e sacro album delle nozze di mamma e papà. Quel vestito bianco di materiale pregiato, lungo, con il velo, tutti elementi che diventavano concreti quando mi improntavo stilista della barbie spettinata, ma sempre sorridente.
Ogni tanto riuscivo a vedere anche la scatola dell’abito nell’ armadio e, se ero stata particolarmente brava (molto raramente), la scatola si apriva come il forziere di tesori.
Da bambini abbiamo il privilegio di capire cose che poi crescendo non siamo più in grado neanche di percepire, ma se torno a quei momenti ricordo che quando sfioravo, anche di nascosto (forse), quei fiorellini riuscivo a percepire la sensazione della festa.
Un abito indossato può essere semplice o elaborato, colorato o tinta unita, corto, lungo, è comunque in grado di cambiare il nostro stato d’animo perché, anche inconsciamente, ci fa rivivere le sensazioni che abbiamo già provato o che ci sono arrivate dai racconti. Con l’avvento dell’usa e getta questa memoria si sta perdendo, per comodità e pigrizia.
Non so se quelle percezioni hanno contribuito nelle scelte della mia vita, ma oggi ogni volta che ci si presenta la possibilità di un restyling dell’abito di una mamma, di una nonna, o di qualcuno che non si separa dall’ abito, perché ha qualcosa da raccontare, ce la mettiamo tutta per far in modo che in quel tessuto o accessorio continui la stratificazione di momenti positivi.
E poi non dimentichiamo che prima i prodotti erano più buoni, esclusivi … e soprattutto unici

SUA MAESTÁ LA CAMELIA
Ricordo come Gabrielle Chanel
non avesse mai detto perché ero il suo fiore preferito.
Anche se, per la verità, certe cose
non c’è bisogno di dirle…
ricordo che, all’età di 13 anni,
la giovane Coco avrebbe detto di essere stata
profondamente toccata dall’interpretazione di Sarah Bernhardt
nella pièce teatrale La signora delle camelie.
Ricordo che Marcel Proust
e i suoi amici dandy
solevano appuntarmi
sul risvolto della giacca
come simbolo di ricercata raffinatezza,
coesione e ambiguità.
Ricordo quando Coco
rivisitò il jersey
e i pantaloni ispirandosi
al vestiario maschile,
mi affrancò dagli occhielli
delle giacche degli uomini.
Ricordo che un giorno,
passeggiando lungo una spiaggia di Étretat,
le venne l’idea di lasciarmi scivolare
con disinvoltura nella cintura della sua chemise breton.
Ricordo che
mi amava anche perché
ero talmente delicata
da non emanare alcun profumo…
assicurando così alle donne
la libertà di scegliere la loro fragranza.
Ricordo anche quanto
ci assomigliavamo: io fiorisco in inverno,
sempre in anticipo di una stagione,
proprio come lei!
E poiché non perdo mai le foglie,
sono “irresistibile a tutte le età”.
Ricordo come Mademoiselle Coco
un giorno mi stupì,
quando, rispondendo a una donna che
le aveva chiesto che cosa volesse a colazione,
esclamò: “Una camelia!”.
Ricordo come Gabrielle
mi preferiva sempre in bianco,
per la mia capacità di illuminare,
in qualsiasi contesto, come un bouquet di luce.
Ricordo la prima volta
che mi appuntò
su uno dei suoi
abiti in chiffon,
nel 1923.
Ricordo come mi trasformava,
seguendo l’estro della sua fantasia:
mi ritrovai ricamata, stampata,
incisa, pieghettata, sfilacciata…
realizzata in chiffon satin,
organza, tweed, piume…
Ricordo i
primi diamanti
disposti come gocce di rugiada
sui miei petali immacolati.
Ricordo ogni anello,
spilla, fibbia, collier,
sautoir, orologio
e filo di perle.
Ricordo come mi dischiudevo sui materiali
più disparati: ceramica, onice, corallo, opale
madreperla, zaffiro, rubino…
Ricordo come
Karl Lagerfeld creò
il più straordinario degli abiti da sposa
con un tripudio di camelie.
E infine, ricordo come
i miei petali scrivono delle C perfette,
che intersecandosi
danno vita a una doppia C.
Ricordo che sono molto più
che una semplice camelia:
sono il fiore di CHANEL.

LA SFIDA STILISTICA
Riciclare è la nuova sfida che in questo momento tutte le generazioni stanno affrontando lanciando anche guide stilistiche raffinate.
Mentre fino a qualche anno fa il riciclare era qualcosa che toglieva lustro ad un capo o ad un accessorio, oggi sta diventando finalmente un vanto poter affermare di portare elementi strappati ad una possibile discarica.
Ci sono comunque delle regole da seguire per evitare di indossare capi belli solo per la loro origine e il loro fine morale privi di ogni valore estetico:
La prima è che un accessorio realizzato con materiale di riciclo non necessariamente deve avere materiale povero e basta, per esempio, la borsa di carta intrecciata con fiori verdi al centro hanno degli Swarovski originali, la catena è molto pregiata e l’interno è realizzato con pelle ecologica (anche per un secondo principio morale) di primissima qualità, la carta usata per l’intreccio è esclusivamente delle pagine di Vogue per una linea di colori adeguata.
Altra regola fondamentale è nella ricerca di oggetti lavorati con maestria. Questi nuovi materiali richiedono nuove tecniche di lavorazione e questo ne definisce la ricercatezza e l’eleganza.
Poi dobbiamo pensare che ogni oggetto ha comunque un valore, il materiale per essere recuperato spesso richiede il doppio della lavorazione rendendolo unico e pregiato. Ci sono moltissimi i materiali che presto ci regaleranno un nuovo stile, un nuovo artigianato e speriamo un nuovo mondo bio e rispettato.
Manuela Da Ponte